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Sei detenuti sono stati uccisi venerdì nel penitenziario del Litoral, la prigione più grande e popolata dell’Ecuador, considerato uno dei più pericolosi del paese, dove sono stati registrati almeno 13 massacri dal 2021. Il carcere ospitava tredici persone ritenute essere in relazione con l’omicidio dell’ex candidato presidenziale Fernando Villavicencio, il politico, di professione giornalista, che aveva denunciato l’infiltrazione del crimine organizzato nelle istituzioni ecuadoriane. Il 9 agosto, alla fine di una manifestazione elettorale, era stato ucciso da un sicario colombiano, Johan David Castillo López, alias Ito, 18 anni, a Quito.

Nel carcere erano detenuti anche sei del gruppo di sette colombiani che sono stati coinvolti nell’esecuzione materiale del crimine, che risultano essere le vittime del nuovo massacro. Secondo quanto emerso fino ad ora, sono stati impiccati. Il Servizio Nazionale di Attenzione Integrale alle Persone Private di Libertà (SNAI) ha riferito che le vittime “non mostrano segni di tortura o ferite da alcun combattimento”. A seguito delle indagini, gli inquirenti ecuadoriani erano riusciti a risalire a chi aveva impugnato l’arma, ma non conoscevano ancora i mandanti. Pochi giorni fa, gli Stati Uniti hanno offerto una ricompensa di cinque milioni di dollari a chi fornisse informazioni che facessero luce su questo mistero. Un mistero che ora, con la morte dei sicari, sarà ancora più difficile da chiarire.

Il massacro è avvenuto a una settimana dalle elezioni presidenziali nel paese. Durante la campagna per il ballottaggio del 15 ottobre in cui si affronteranno i due contendenti Daniel Noboa, candidato di destra che i pronostici danno vincitore, e Luisa González, candidata della sinistra vicina all’ex presidente Rafael Correa, la questione della violenza era stata uno dei temi più dibattuti, dato che il paese, che era un’isola di pace in mezzo alla Colombia e al Perù, i più grandi produttori di cocaina del mondo, è diventato uno dei più violenti a livello planetario.

Il presidente dell’Ecuador, Guillermo Lasso, ha annunciato di aver convocato il gabinetto di sicurezza del suo governo, mentre l’ex presidente Rafael Correa (2007-2017) ha affermato che, “se sono i sicari di Villavicencio, (questo) dimostra che il governo era dietro il crimine”, una teoria che ha sostenuto dalla morte del giornalista ed ex membro dell’assemblea legislativa, anche per respingere i sospetti che vedevano in lui un beneficiario della morte di Villavicencio, suo acerrimo nemico politico, che non gli aveva risparmiato le accuse di corruzione. Correa risiede in Belgio da quando ha lasciato la presidenza, mentre la magistratura dell’Ecuador lo ha dichiarato colpevole di un reato di corruzione e lo ha condannato a otto anni di prigione per il cosiddetto “caso tangenti 2012-2016”.

La tesi del governo è che le bande di narcotrafficanti hanno scatenato una guerra per il business della droga che ha portato negli ultimi anni all’aumento della violenza tra i detenuti, con più di 430 prigionieri uccisi dal febbraio 2021. Secondo gli esperti, l’Ecuador, un paese che stando al censimento del 2022 ha una popolazione di 16,9 milioni, avrà quest’anno un tasso di 40 omicidi ogni centomila abitanti.