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Transparency International, il movimento globale che lavora in oltre 100 paesi per porre fine all’ingiustizia della corruzione, ha pubblicato oggi a Berlino l’Indice di percezione della corruzione (CPI) del 2022. Secondo il rapporto, la maggior parte del mondo continua a non riuscire a combattere la corruzione: il 95% dei paesi ha fatto pochi o nessun progresso dal 2017. La conseguenza è che il mondo continua a diventare un luogo meno pacifico, dato che esiste una chiara connessione tra questa violenza e la corruzione. L’IPC classifica 180 paesi e territori in base ai loro livelli percepiti di corruzione del settore pubblico su una scala da zero (altamente corrotta) a 100 (molto pulito). Nella classifica, l’Italia ottiene 56 punti su 100, e si colloca al posto 41 nella classifica dei 180 paesi considerati che riporta la Somalia all’ultimo posto con soli 12 punti.

La media globale dell’IPC rimane invariata per il 2022 a 43 punti, un risultato che si ripete per l’undicesimo anno consecutivo. Mentre più di due terzi dei paesi hanno un grave problema di corruzione, con un punteggio inferiore a 50. Paese meno corrotto la Danimarca (90), in cima all’indice quest’anno, con la Finlandia e la Nuova Zelanda che seguono da vicino, entrambe a 87. Le forti istituzioni democratiche e il rispetto dei diritti umani fanno si’ che questi paesi siamo tra i più pacifici del mondo secondo il Global Peace Index.

Per quanto riguarda la Americhe, l’indice di percezione della corruzione (IPC) ha rivelato che dal 2017 la lotta contro la corruzione è stagnante, specialmente in paesi come il Venezuela e il Nicaragua che vivono sotto regimi autoritari. Ne consegue che nessun paese del continente ha registrato miglioramenti significativi negli ultimi cinque anni nella classifica IT. I paesi americani percepiti come meno corrotti nel 2022 sono stati il Canada (74), l’Uruguay (74) e gli Stati Uniti (69), mentre, all’estremità opposta della scala, si trovavano Venezuela (14), Haiti (17) e Nicaragua (19).

Secondo la consulente regionale IT per l’America Latina e i Caraibi, Luciana Torchiaro, una caratteristica comune di tutti i paesi di quella regione è che ci sono pochissime sanzioni contro i responsabili della corruzione. “La magistratura è molto lenta e in molti paesi poco indipendente. Tutto questo contribuisce a questo livello di stagnazione generalizzata che osserviamo”. Tre paesi sono scesi significativamente nella scala negli ultimi cinque anni: Honduras (23), Haiti (17) e Nicaragua (19), che nel 2022 è sceso al suo minimo storico – dalla creazione dell’IPC nel 1995- come hanno fatto anche Cuba (45) e Guatemala (24).

Il Nicaragua rappresenta un caso “estremo”, poiché la grande corruzione concentrata nelle figure dell’esecutivo contribuisce a una “violazione di massa dei diritti” e chiunque osi contraddire il governo vede la sua vita in pericolo. In Brasile, invece, la situazione è definita dal rapporto  “volatile”, causata, com’è, da una combinazione di “corruzione, autoritarismo e rallentamento economico”. L’ex presidente Jair Bolsonaro ha fatto ricorso a “manovre corrotte” a beneficio degli alleati politici e ha smantellato strutture di lotta contro la corruzione

Nel suo rapporto, Transparency International ha anche fatto riferimento alla situazione in Perù, dove i disordini che si vivono dopo la destituzione dell’ex presidente Pedro Castillo si aggiungono ad anni di instabilità politica nel paese, che mantiene i 36 punti che aveva nel 2021. TI ha infine evidenziato l’espansione del traffico di droga nei Caraibi e gli alti livelli di criminalità in Giamaica (44) e Trinidad e Tobago (42), dove più della metà della popolazione pensava nel 2019 che la polizia fosse corrotta.