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L’acquisto e l’importazione di mercurio è vietato in diversi paesi, ma in Bolivia il metallo si vende liberamente. Nel 2017 è stata firmata la Convenzione di Minamata, il trattato internazionale che cerca di frenare l’uso del mercurio, ma il commercio globale di questa sostanza tossica continua senza controllo dai paesi esportatori, entra in Bolivia per poi essere inviato illegalmente in Perù. Il traffico percorre le stesse rotte seguite dalle altre sostanze illegali oggetto di contrabbando.

Nel cuore di La Paz, la capitale boliviana, in calle Tarapacá, un qualsiasi acquirente può comprare bottiglie che contengono un chilo di mercurio al costo di 1.600/1.800 boliviani, una somma che equivale a 231/260 dollari. Ma, in caso di necessità, si possono comprare quantità anche minori, al prezzo di due boliviani per ogni grammo. I principali clienti di questo commercio sono minatori boliviani e peruviani, ricordando che La Paz si trova solo a cinque ore di auto dalla città peruviana di Puno, mentre il commercio del mercurio è illegale in Perù.

Tra il 2014 e il 2022, secondo i registri del commercio globale, la Bolivia ha importato più di 1.100 tonnellate di questo minerale per un valore superiore a 41.000.000 dollari. Il 55,5% di quanto importato, proviene dal Messico, mentre il restante 44,5% la Bolivia lo importa da Russia, India, Vietnam, Tagikistan e altri paesi. Di fatto il paese andino è dal 2015 la principale destinazione del mercurio esportato da uomini d’affari messicani, e il trasporto viene fatto in piccoli contenitori che portano il nome El Español, o in flaconi più grandi di trenta chili, che hanno una forma simile alle bombole di ossigeno medicinale. Secondo le stime delle stesse autorità boliviane, il 27% di tutto il mercurio importato è destinato all’estrazione mineraria illegale.

Al confine tra Bolivia e Perù ci sono posti di controllo ufficiali, ma allo stesso tempo esiste un vasto territorio dove nessuno esercita controlli. Nella zona, il punto di confine più conosciuto è Desaguadero, ma molti preferiscono passare da un paese all’altro attraversando il fiume che porta lo stesso nome e che nasce nel vicino lago Titicaca. Nei pressi si trova anche un ponte di confine che si può attraversare senza essere sottoposti a nessun controllo da parte delle forze di polizia di entrambi i paesi. Oltre a ciò, piccole imbarcazioni fluviali attraversano il fiume Desaguadero senza subire controlli su quanto trasportano. Mentre è assodato che attraverso questa rotta alcune persone trasportano illegalmente il mercurio in zaini o nascosto nei bagagli.

L’anno scorso, il Ministero delle Miniere e della Metallurgia della Bolivia ha reso noto che il 26,9% (circa 52 tonnellate) di tutto il mercurio importato in questo paese è destinato all’estrazione illegale e al contrabbando in Perù. Ma questa cifra pare abbastanza sottostimata rispetto ai calcoli fatti negli anni precedenti dalle autorità di quel paese che hanno valutato fino a quindici volte di più il mercurio che entra illegalmente attraverso il confine.

In Bolivia l’estrazione illegale è per lo più svolta da cooperative che ottengono condizioni sociali favorevoli, anche senza aver completato le procedure di costituzione. Sono legali perché la legge le permette ma dal punto di vista pratico non lo sono perché non hanno soddisfatto tutti i requisiti richiesti. Una parte significativa del mercurio che passa in Perù e non viene venduto a Puno prosegue verso La Pampa, nella regione amazzonica di Madre de Dios, dove, oltre all’estrazione illecita dell’oro, i controlli sulla distruzione delle foreste non si sono fermati.

La strada interoceanica ha accorciato i tempi che uniscono il confine della Bolivia con l’Amazzonia peruviana e brasiliana, e permette al mercurio di essere trasportato attraverso camion merci o trasporti privati. Nel luglio di quest’anno, Madre de Dios ha registrato una produzione di 98.000 grammi di oro fine, secondo il bollettino statistico del Ministero dell’Energia e delle Miniere. Nella capitale della regione, Puerto Maldonado, esistono anche luoghi dove il mercurio continua ad essere venduto illegalmente. Le cifre ufficiali rivelano che, tra il 2015 e il 2022, la Soprintendenza Nazionale dell’Amministrazione Fiscale (Sunat) ha effettuato a Puno tre sequestri di mercurio equivalenti a una tonnellata di questo minerale, mentre nella regione di Madre de Dios sono state sequestrate circa cinque tonnellate in quarantasette  interventi effettuati negli ultimi sette anni. Entrambe le regioni hanno rappresentato circa il 50% del totale sequestrato dal 2015. Tuttavia i governi del Perù e della Bolivia non mettono in atto  misure concrete per affrontare il contrabbando di mercurio usato nell’estrazione illegale di oro, il cui aumento è legato al lievitare del prezzo dell’oncia d’oro.

A cinque anni dall’entrata in vigore della Convenzione di Minamata in più di centoventi paesi, i maggiori progressi si sono verificati sul lato peruviano, anche se manca ancora un piano d’azione nazionale per l’estrazione dell’oro artigianale e su piccola scala e i controlli al confine devono essere rafforzati. Per quanto riguarda il lato boliviano, se ci riferiamo alle conclusioni del primo rapporto dell’osservatorio andino del mercurio responsabile della Comunità andina (CAN), la situazione politica del paese non ha permesso l’approvazione di misure per rafforzare il controllo, e il controllo del mercurio e i suoi possibili progressi sono in pratica  congelati.