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Dopo aver incontrato due membri del portale web perseguito per aver pubblicato documenti riservati del governo degli Stati Uniti, Luiz Inácio Lula da Silva ha chiesto oggi che il fondatore di WikiLeaks Julian Assange, sia rilasciato dalla sua “ingiusta detenzione”.

Lula,  che assumerà il suo terzo mandato come capo di stato del Brasile a gennaio, ha confermato il suo appoggio ad Assange e in favore della libertà di stampa dopo aver incontrato lunedì sera a Brasilia l’editore capo di WikiLeaks, Kristinn Hrafnsson, e l’editore del portale, Joseph Farrell.

“Sono stato informato sulla situazione sanitaria e sulla lotta per la libertà di Julian Assange. Ho chiesto loro di fargli pervenire la mia solidarietà. Che Assange sia rilasciato dalla sua ingiusta prigione”, ha detto il leader del Partito dei Lavoratori (PT) in un post sul suo account Twitter.In risposta, Hrafnsson ha affermato sullo stesso social network che, nella riunione privata, il presidente eletto del Brasile ha espresso il suo continuo sostegno ad Assange e la sua richiesta di porre fine alla persecuzione che subisce. Secondo il caporedattore di WikiLeaks, il leader progressista ritiene che la persecuzione di Assange “minacci la libertà di stampa in tutto il mondo”.

Assange è detenuto dal 2019 nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh a Londra in attesa della sua estradizione negli Stati Uniti, dove è responsabile di 17 reati di spionaggio e intrusione informatica per la divulgazione sul suo portale di documenti riservati sulla base navale di Guantanamo e sulle guerre in Afghanistan e Iraq.

1° luglio Assange ha presentato una petizione all’Alta Corte di Londra per appellarsi  contro la sua sua estradizione, dopo che il 17 giugno l’allora ministro dell’Interno britannico Patel ha firmato l’ordine affinché la giustizia statunitense possa giudicarlo per reati di spionaggio.

Lunedì molti media hanno annunciato il loro sostegno a WikiLeaks nella divulgazione dei documenti. Tra di essi il New York Times, Le Monde, El País, Der Spiegel e The Guardian, che hanno chiesto in una lettera indirizzata al governo degli Stati Uniti di cessare il processo giudiziario contro Assange perché è una minaccia alla libertà di stampa.