Negli ultimi anni, con il procedere della crisi sociale, politica, economica e in ultimo pandemica vissuta dal Paese, sono circa sei milioni le persone che hanno abbandonato il Venezuela dirigendosi in gran parte nella vicina Colombia. Tra le due nazioni corre un confine di circa 2.200 chilometri per lo più incontrollabile e facilmente varcabile dai venezuelani che, a piedi, in autobus o con altri mezzi, e privi di documenti, vanno ad ingrossare le schiere degli irregolari.
Anche se si dirigono verso altri Paesi dell’area, per i migranti venezuelani la Colombia continua a rappresentare il paese rifugio per eccellenza, dal momento che il governo di Bogotà ha mantenuto una politica di accoglienza nonostante il loro numero, come si legge nel recente rapporto dell’autorità migratoria colombiana, abbia raggiunto la cifra di due milioni e mezzo di persone.
Il governo colombiano nel febbraio 2021 ha introdotto uno Statuto di protezione dei migranti venezuelani valido dieci anni, grazie al quale ha deciso di regolarizzarli tutti, compreso quel milione che è sprovvisto di documenti, con lo scopo di integrarli consentendo loro di accedere al lavoro formale, all’istruzione o alla salute.
In cifre, i migranti venezuelani sono passati da 1.842.390 nell’agosto 2021 a 2.477.588 a febbraio di quest’anno, con una crescita del 34% in un semestre. Quasi mezzo milione vive a Bogotà, la destinazione principale, 190.000 a Medellín, 167.000 a Cúcuta, la principale città di confine, 121.000 a Cali e 112.000 a Barranquilla.
Il rapporto rivela che la migrazione irregolare è diminuita, mentre rimane elevato il numero di donne e bambini sotto i 18 anni che raggiungono la Colombia, un fenomeno che si spiega con il ricongiungimento familiare che difficilmente farà ritorno nel proprio Paese di origine.
Il grande impulso al fenomeno migratorio ha coinciso con i periodi di relazioni tese tra i due Paesi confinanti. Dapprima nel 2015 Nicolás Maduro ha espulso migliaia di colombiani che vivevano in Venezuela. Quindi, nel febbraio 2019, dopo il fallito tentativo dell’opposizione venezuelana di Juan Guaidó di far entrare cibo e medicine attraverso il confine, Maduro ha deciso di rompere completamente le relazioni. E da parte colombiana, il presidente Duque si è eretto a principale promotore di un “assedio diplomatico” al Paese vicino. Ora, con l’assunzione della carica di presidente da parte di Gustavo Petro pare in vista una svolta, dato che il neoeletto ha confermato allo stesso Maduro di voler riaprire la frontiera e ristabilire normali relazioni. I colombiani di origine venezuelana costituiscono ormai il 5% della popolazione. La conseguenza è che il nuovo governo dovrà continuare nelle politiche di integrazione e di lotta alla xenofobia.