‭+39 348 1509472‬ claudio@madricardo.it

Il 25 giugno nove milioni di guatemaltechi saranno chiamati a scegliere il loro nuovo presidente, centosessanta deputati, venti rappresentanti al Parlamento centroamericano, e trecento quaranta sindaci, mentre il governo del presidente Alejandro Giammattei è al centro dell’attenzione internazionale per quanto sta accadendo nel paese.

A novembre dello scorso anno il giornale El Periódico ha licenziato circa cinquanta lavoratori, quasi il 70% del suo organico, ha cessato di essere stampato, continuando ad uscire solo in formato digitale grazie al lavoro di alcuni giornalisti che hanno smesso di firmare i loro articoli per evitare pressioni. Finché lunedì 15 maggio ha cessato definitivamente a quasi un anno dall’arresto del suo presidente José Rubén Zamora Marroquí che lo aveva fondato nel 1996. Durante i suoi quasi trenta anni di vita, El Periódico ha portato alla luce casi di corruzione statale, e la sua chiusura viene attribuita al presidente Alejandro Giammattei, contro il quale il giornale aveva pubblicato numerose denunce di presunta corruzione.

Nel luglio 2022, Zamora era stato anche arrestato con l’accusa di riciclaggio di denaro, ricatto e traffico d’influenza ed è attualmente in carcere in attesa di giudizio. Secondo numerose organizzazioni nazionali e internazionali che difendono la libertà di stampa e i diritti umani, il procedimento penale contro Zamora e El Periódico corrisponde a una criminalizzazione dell’esercizio giornalistico, giudizio che sta alla base della loro richiesta che Zamora sia rilasciato.

La grave situazione che sta vivendo il Guatemala sarebbe anche confermata dal fatto che durante la presidenza Giammattei più di una dozzina di procuratori e giudici sono stati costretti a lasciare il paese a causa della persecuzione che è stata scatenata contro di loro per aver lavorato alle indagini della Commissione internazionale contro l’immunità in Guatemala (CICIG), la commissione anticorruzione delle Nazioni Unite che ha operato nel paese e che poi è stata soppressa.

Infine, l’ex  capo della Procura contro la corruzione del Guatemala Stuardo Campo ha fatto sapere di essere stato arrestato con un’accusa di “abuso di autorità e violazione dei doveri”, un’azione che è stata giudicata dalle agenzie per i diritti umani come una “persecuzione” contro coloro che combattono la corruzione. L’arresto di Campo è l’ultimo di una serie che ha generato critiche da parte della comunità internazionale messa in atto dal procuratore generale Consuelo Porras, sanzionata dagli Stati Uniti. Campo era stato rimosso dal suo incarico nell’aprile 2021 e trasferito all’ufficio del procuratore per il traffico illecito di migranti, dopo aver chiesto il ritiro dell’immunità all’ex presidente Jimmy Morales in carica dal 2016 al 2020, oggetto di indagine per una presunta frode di più di sessantatré milioni di dollari che ha portato alla cattura di ventidue persone nel gennaio 2022, per atti di corruzione nella costruzione di un tratto stradale milionario che causa costantemente frane e problemi.

Quanto al processo elettorale in cui il paese è attualmente impegnato, mentre la Missione di Osservazione Elettorale (MOE) dell’Unione Europea ha assicurato che dispiegherà decine di osservatori in tutto il paese per seguire le elezioni, ieri la Corte Costituzionale guatemalteca ha escluso dalle elezioni presidenziali il candidato di destra Carlos Pineda, che secondo il sondaggio del giornale Prensa Libre, pubblicato all’inizio di maggio, era in testa alle intenzioni di voto con il 23,1%, seguito dall’ex first lady socialdemocratica Sandra Torres con il 19,5%. Questo è il terzo candidato ad essere escluso dal processo elettorale, dato che il Tribunale Supremo Elettorale aveva già precluso la candidatura all’attivista indigena Thelma Cabrera, che guidava una formazione di sinistra, e al candidato di destra Roberto Arzú, figlio del defunto ex presidente Álvaro Arzú (1996-2000), entrambi con buone possibilità di ottenere voti. Arzú proponeva la reintroduzione della pena di morte, nonostante sia vietata dal Patto di San José de Costa Rica, di cui il Guatemala è firmatario.

Nel caso di Cabrera, l’autorità elettorale l’ha esclusa perché il suo candidato vicepresidente aveva una denuncia in corso, mentre per Arzú il motivo dell’esclusione è stato quello di aver iniziato la sua campagna prima del periodo permesso. Immediate le reazioni. L’Unione europea ha invitato le autorità guatemalteche a “non ostacolare” le candidature, mentre la Commissione interamericana dei diritti umani dell’Organizzazione degli Stati Americani ha chiesto che siano garantiti i diritti politici, il pluralismo e la partecipazione in condizioni di parità nel processo elettorale. Anche l’amministrazione Biden si è fatta sentire attraverso Phil Gordon, assistente presidenziale degli Stati Uniti e consigliere per la sicurezza nazionale della vicepresidenza, il quale ha ribadito che gli USA sostengono “elezioni libere, giuste, inclusive e pacifiche in Guatemala”. Mentre Human Rights Wacth (HRW) ha chiesto al Guatemala già ad aprile di porre fine alle esclusioni “apparentemente arbitrarie” dei candidati presidenziali perché mettono a rischio lo svolgimento di elezioni “giuste e libere”.

A beneficiare dell’ultima esclusione, il candidato filogovernativo Manuel Conde, un personaggio opaco nel panorama politico guatemalteco che da quindici anni si presenta come candidato presidenziale, la leader di destra Zury Ríos, figlia dell’ex dittatore Efraín Ríos Montt, e l’ex first lady Sandra Torres, che ha espresso la sua solidarietà a Carlos Pineda.