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Venerdì 24, Deter, il sistema dell’Istituto Nazionale per la Ricerca Spaziale brasiliano che raccoglie informazioni in tempo reale sulla deforestazione, ha denunciato che in poco più di due settimane gli incendi in Amazzonia hanno segnato un record da quando sono iniziati i monitoraggi nel 2015. La rilevazione riporta i dati registrati al 17 febbraio scorso, secondo i quali sono stati persi 208,7 km2 di foresta. Ciò detto, si tratta comunque di dati provvisori, dato che il report completo sulle deforestazioni del mese di febbraio 2023 sarà reso noto tra un paio di settimane. Fino ad ora, il record di deforestazione spettava al mese di febbraio dell’anno scorso, quando era stato registrato il tasso più alto di incendi con 198,6 km2 di foresta perduta.

Secondo il rapporto, ad essere stati maggiormente interessati dalla deforestazione sono stati il Mato Grosso (129,4 km2), il Pará (33,9 km2) e l’Amazzonia (23,1 km2). Mentre la piovosità registrata dall’inizio dell’anno ha ostacolato l’abbattimento della vegetazione e ha comportato una diminuzione del fenomeno della deforestazione rispetto ad altre stagioni. Le piogge torrenziali che hanno colpito il sud-est del Brasile lo scorso fine settimana, hanno causato 57 morti e l’abbandono delle loro case da parte di circa 4.000 persone. Gli esperti spiegano questo tipo di eventi estremi come una combinazione degli effetti del cambiamento climatico con un’urbanizzazione incontrollata, in un paese dove 9,5 milioni di persone vivono in aree a rischio soggette a frane o inondazioni.

Oltre a minacciare la biodiversità della regione, il fenomeno della deforestazione mette a rischio anche il regime delle precipitazioni e la sicurezza alimentare di milioni di persone. Risulta pertanto fondamentale poter controllare il progresso del fenomeno della distruzione. I dati di febbraio giungono dopo che era stato registrato un calo del 61% rispetto al gennaio dello scorso anno, ma è probabile che il minor tasso di deforestazione allora registrato fosse dovuto non tanto ad una diminuzione del fenomeno, quanto alla massiccia copertura nuvolosa verificatasi in quell’epoca che ha reso difficoltoso se non impedito il monitoraggio della regione da parte dei satelliti. Ne consegue che anche il record registrato fino allo scorso 17 febbraio potrebbe essere dovuto non a deforestazioni avvenute in quel lasso di tempo, ma a distruzioni verificatesi nel mese precedente ma che non era stato possibile monitorare per la coltre di nubi.

Si deve anche precisare che i dati forniti da Deter vengono utilizzati per analizzare le tendenze, e un possibile bilancio di cosa stia accadendo nella deforestazione del polmone del mondo è quindi possibile alla fine di ogni trimestre. Per l’anno in corso, che ha segnato anche un cambio politico sostanziale a livello governativo con l’insediamento del governo di Luiz Inácio Lula da Silva che ha dichiarato il suo impegno contro la deforestazione ed ha chiuso con le politiche devastatrici del suo predecessore Jair Bolsonaro, qualsiasi primo bilancio su dove stia andando l’Amazzonia sarà possibile nel prossimo mese di aprile. Per l’intanto, pare utile ricordare che  per il 2023 Deter ha già indicato 375,3 km2 bruciati in Amazzonia, il che rappresenta comunque un calo del 29,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, in cui l’area distrutta è stata di 532,6 km2.

Per quanto sia del tutto prematuro poter giudicare gli effetti del cambio di governo, questi dati costituiscono anche i primi indici dell’operato di Lula da Silva che recentemente ha avviato un forte intervento nella regione amazzonica per combattere la crisi umanitaria della popolazione indigena degli yanomami causata dall’inquinamento provocato dall’estrazione illegale. Un intervento molto importante perché è anche un monito rivolto al resto del Brasile, al quale Lula e la sua ministra dell’Ambiente Marina Silva hanno voluto far sapere la loro intenzione di mettere fine all’azione dei criminali che distruggono la selva per il contrabbando del legname, per installarvi coltivazioni e allevamenti, e per esercitare forme di sfruttamento minerario illegali e nocive per le popolazioni indigene e per l’ambiente.Va per l’appunto in quest’ottica la decisione dello scorso 15 febbraio con la quale il Ministero della Giustizia e della Pubblica Sicurezza ha annunciato un programma per estendere le azioni di sicurezza in Amazzonia che ha preso il nome di Amazon More Safer. Un programma che, aggiungendosi al monitoraggio dell’Istituto Nazionale per la Ricerca Spaziale, nasce con lo scopo di combattere azioni come l’estrazione illegale e la deforestazione.