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Fabbricato dalla società Monsanto negli anni ’70, acquisita da Bayer nel 2018, il glifosato è un prodotto che viene usato per eliminare le erbacce nella maggior parte delle coltivazioni e viene impiegato nel processo di preparazione del terreno prima della semina. Nel 2015 l’agenzia di ricerca sul cancro dell’OMS (IARC) è arrivata alla conclusione che è “probabilmente cancerogeno”. Al contrario,  le autorità sanitarie degli Stati Uniti e dell’Europa continuano a considerarlo sicuro, escludendo che ci siano prove che il suo uso provoca il cancro nelle persone. In questa situazione di sostanziale incertezza, negli ultimi anni Bayer ha dovuto affrontare una serie di cause legali in cui è stata costretta a pagare milioni di dollari di indennizzi a persone che hanno avuto danni dall’uso del prodotto, anche se l’azienda ha fornito numerosi studi scientifici che escludono la sua nocività.

Sollecitato dalle raccomandazioni dell’OMS e da una sentenza della Corte Costituzionale colombiana che aveva affermato il principio di precauzione, nel 2015 il presidente Juan Manuel Santos aveva deciso di sospendere le aspersioni aeree con il prodotto, un mezzo usato spesso per distruggere le piantagioni di coca. Due anni dopo, la stessa Corte aveva emesso una sentenza che consentiva di riprendere le fumigazioni qualora le autorità di governo disponessero di risultati scientifici le cui evidenze confermassero che l’uso del glisofato era innocuo per la salute umana e per l’ambiente.

Dalla sospensione delle fumigazioni, accademici, ambientalisti e organizzazioni sociali si sono opposti all’uso del glifosato per i suoi effetti nocivi. Mentre, gli Stati Uniti, il principale partner della Colombia nella lotta contro il traffico di droga, ne hanno promosso l’uso, e nel paese sudamericano molti governi lo hanno impiegato dagli anni ’80. Nonostante ciò, l’anno scorso, la Colombia si è confermata come il principale produttore mondiale di foglie di coca, con un aumento della superficie totale destinata a questo tipo di coltura, passata da 143.000 a 204.000 ettari. Quella della coca è una pianta molto resistente che non richiede particolari cure, che assicura quattro o cinque raccolti all’anno, e che consente un guadagno sicuro e superiore ad ogni altro tipo di coltivazione.

Nel suo discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Gustavo Petro ha sostenuto che il traffico di droga non è solo un problema delle nazioni produttrici, riguardando esso anche quelle che la consumano. Allora, il neo presidente aveva fatto un appello che aveva cambiato radicalmente l’approccio con cui fino ad ora si era affrontato il problema. “Io chiedo loro da qui, dalla mia America Latina ferita, di porre fine alla guerra irrazionale contro la droga”, aveva detto.

La presa di posizione di Petro alle Nazioni Unite non è stata una novità, ma era in perfetta linea con quanto già aveva dichiarato durante la sua campagna elettorale: “nel governo del Patto Storico non ci sarà una sola goccia di glifosato che si sparge sulle terre della nostra patria”.

Ora, secondo quanto pubblicato dalla stampa colombiana, il Ministero della Giustizia avrebbe redatto una bozza di decreto che, facendo seguito a una delle promesse della campagna di Petro, bloccherebbe l’uso del glifosato, attualmente utilizzato per distruggere le colture illecite. Il provvedimento potrebbe entrare in vigore nonostante l’amministrazione di Iván Duque abbia acquistato, nel giugno 2022, 263.000 litri dell’erbicida. Una volta firmata, la disposizione di legge comporterebbe l’automatica abrogazione del decreto 380 del 2021 dell’allora presidente  Duque, che consentiva la ripresa dell’uso della sostanza nella lotta alla coltivazione della coca.Se il nuovo decreto entrasse in vigore, si chiuderebbe definitivamente e per legge  l’epoca dell’uso del glisofato. E ciò segnerebbe un passo avanti in una lotta alla droga che, secondo Petro, ha bisogno di profondi cambiamenti.

Nella sua volontà di modificare l’approccio fino ad ora seguito, Petro non è solo. Giorni fa, diversi leader mondiali della Commissione globale sulla politica per la droga, di cui fanno parte gli ex presidenti colombiani Juan Manuel Santos e César Gaviria, così come il Gruppo di Puebla, che raggruppa i leader e gli ex presidenti progressisti dell’America Latina, hanno sostenuto il principio della depenalizzazione. Mentre in passato anche il governo di Juan Manuel Santos ha cercato di cambiare l’approccio contro il traffico di droga, proponendo di affrontare il problema come una questione di diritti umani e salute pubblica.