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Sarà la crisi energetica che affligge il mondo, provocata dalla guerra in Ucraina, a spingere il Nord globale a guardare con occhi diversi il governo venezuelano di Nicolás Maduro, nonostante il fatto che la maggior parte dei paesi dell’Unione Europea abbia riconosciuto a suo tempo Juan Guaidó come presidente del paese e continuino a riconoscerlo tale anche oggi?

Sembrerebbe di sì visto l’incontro che ieri a Parigi ha fatto sedere ad uno stesso tavolo Jorge Rodríguez, presidente del Parlamento del Venezuela, e Gerardo Blyde, negoziatore di Guaidó, assieme al neo presidente colombiano Gustavo Petro, quello argentino Alberto Fernández, e al capo di Stato francese Emmanuel Macron.

Pare questo il primo risultato concreto che apre qualche speranza alla ripresa di un nuovo negoziato in Messico tra opposizione e governo venezuelani, reso possibile da un oggettivo avvicinamento tra le due parti e da un ammorbidimento dello stesso Maduro negli ultimi mesi. Una situazione che si è determinata in primo luogo in seguito al cambiamento della situazione internazionale causata dal conflitto ucraino, che sembra riservare  al Venezuela un ruolo importante nello scacchiere mondiale per le immense riserve energetiche di cui dispone.

La mancanza di gas russo  può in altre parole far sì che il Venezuela possa essere considerato come un potenziale alleato energetico al quale risulta sempre più difficile rinunciare nonostante la difficoltà di fare affari a causa delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti. E ciò in primo luogo per i paesi europei, che non a caso ieri hanno guidato il nuovo processo che si sta aprendo con il presidente francese Macron. Una conferma della necessità sempre più impellente di giungere ad una ricomposizione della vicenda venezuelana come precondizione per poter accedere alle risorse petrolifere venezuelane.

Se l’Europa, tramite Macron, e’ sempre più decisa a muoversi, anche gli Stati Uniti hanno nel recente passato fatto timidi ma significativi passi in questo senso. E recentemente il Wall Street Journal ha anticipato che il presidente Joe Biden, pressato dall’Unione Europea,  allevierà le sanzioni contro Caracas per permettere al petrolio venezuelano di tornare sul mercato,

Nel frattempo ieri Parigi, nel quadro del Forum per la Pace, ha ospitato il nuovo incontro tra le due anime politiche del Venezuela, riproponendo la strada di un dialogo che in passato ha visto clamorosi fallimenti, ma che ora potrebbe dare migliori risultati visto l’interesse della comunità internazionale a considerare il Venezuela come un’opzione di fronte alla crisi energetica in Europa. Da un comunicato diramato dopo l’incontro si è appreso che la riunione ha avuto come tema le elezioni presidenziali del 2024, il rilascio dei prigionieri politici e le misure atte a garantire le relazioni democratiche nel paese. Nessun accenno, invece, alla ripresa dei negoziati a Città del Messico, che sarà decisa dalle due controparti venezuelane.

Quanto alla presenza e al ruolo dei due presidenti latinoamericani, essi si spiegano con la recente svolta a sinistra vissuta dall’America Latina che per la Colombia ha portato al ripristino delle relazioni diplomatiche con il Venezuela e all’apertura delle frontiere. Mentre  Buenos Aires, esclusa la parentesi della presidenza di Mauricio Macri, è stata un solido alleato del Venezuela in questo secolo. Sotto la guida del peronismo (2003 – 2015 e 2019 fino ad oggi), il paese ha sostenuto una posizione relativamente vicina a Hugo Chávez,  e ha sostenuto la legittimità del potere di Maduro.