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Il vice segretario degli affari consolari del Dipartimento di Stato, Rena Bitter, sarà giovedì all’Avana con il direttore del Servizio di Cittadinanza e Immigrazione, Ur Mendoza Jaddou, per discutere “sulla ripresa totale del trattamento dei visti di immigrazione all’inizio del 2023”. La notizia è stata data dal Dipartimento di Stato americano attraverso la pubblicazione di una nota informativa sul suo sito.

La missione si giustifica con l’intenzione da parte degli USA di riprendere il servizio di rilascio dei visti di immigrazione ai cittadini cubani che ne faranno richiesta all’inizio del 2023. In realtà i servizi consolari avevano ricominciato a funzionare in modo limitato già dallo scorso maggio, dopo che nel 2017 erano stati sospesi in seguito agli “attacchi sonori” di cui l’ambasciata americana era stato oggetto, provocando malesseri ai diplomatici e al personale di servizio. Contestualmente vengono anche ripristinati i permessi per il ricongiungimento familiare.

Dalla sospensione dei servizi consolari americani all’Avana, un gran numero di cubani è stato costretto a viaggiare in un paese terzo per poter entrare negli Stati Uniti, sostenendo spese non indifferenti. Recentemente il Nicaragua ha consentito l’entrata ai cubani senza richiedere loro il visto, diventando in breve la meta preferita di coloro che decidono di lasciare l’isola. Da lì, infatti, i fuoriusciti iniziano il loro lungo viaggio alla volta degli USA dove entrano clandestinamente.

Il flusso ha avuto una impennata per la crisi economica che Cuba sta affrontando, la peggiore in trent’anni. Carenza di cibo, di medicine, di carburante e frequenti blackout quotidiani di energia elettrica sono andati a sommarsi agli effetti dell’embargo americano che perdura da sessanta anni. In un contesto aggravato dalla pandemia del coronavirus che ha causato il blocco del turismo, una delle voci più importanti dell’economia cubana.

Sta di fatto che, secondo i dati di ottobre dell’Ufficio delle dogane e della protezione delle frontiere degli Stati Uniti, un numero record di 224.000 cubani è entrato irregolarmente nel paese in un anno. Mentre, in quello precedente, l’esodo aveva coinvolto 39.000 persone. Ciò detto, siamo in presenza di un fenomeno ancora maggiore di quello registrato durante la crisi del Mariel negli anni ‘80 e dei balseros nel 1994.

Il governo dell’Avana ha insistentemente richiesto agli Stati Uniti il rispetto del loro impegno a concedere i 20.000 visti annuali. Ora finalmente le autorità statunitensi ripristinano la concessione dei visti, dopo che più volte le autorità cubane avevano segnalato che la sospensione avrebbe solo favorito l’esodo irregolare.