Luiz Inácio ‘Lula’ da Silva e Jair Bolsonaro, si sono scontrati in un faccia a faccia televisivo ieri sera in cui il tono predominante, come il resto di tutta la campagna elettorale, è stato segnato dal continuo scambio di accuse. Il dibattito ha avuto luogo mentre i sondaggi danno a ‘Lula’ cinque punti di vantaggio sull’attuale presidente a due settimane dal ballottaggio in cui i 156 milioni di brasiliani dovranno decidere il futuro del loro paese.
Lo studio televisivo in cui si è svolto l’incontro era stato allestito con due leggi distanziati dai quali i contendenti avrebbero dovuto parlare. Ma il copione non è stato rispettato. Ha iniziato a parlare Bolsonaro, e fino a quel momento tutto sembrava che sarebbe andato come era stabilito. Ma quando Lula ha preso la parola, ha lasciato la sua posizione e si è avvicinato alla telecamera parlando direttamente al pubblico e dando le spalle all’avversario.
Lula ha attaccato Bolsonaro principalmente per la sua gestione della pandemia, per la grave situazione economica che colpisce la popolazione più povera, e per la distruzione della foresta amazzonica. Bolsonaro è ricorso al tema della corruzione nei governi del Partito dei Lavoratori (PT).
“Petrobras è stato il più grande scandalo di corruzione dell’umanità. Hanno saccheggiato 90.000 milioni di reais (circa 18.000 milioni di dollari). Hai intascato i soldi e li hai distribuiti con gli amici”, ha detto Bolsonaro. Lula ha riconosciuto l’esistenza di corruzione nella compagnia petrolifera statale, ma ha assicurato che tutto è venuto alla luce grazie alla trasparenza del suo governo (2003-2010). E ha accusato Jair Bolsonaro di aver lasciato migliaia di persone senza lavoro per aver voluto chiudere le aziende che sono state coinvolte nelle indagini. “Non ho detto che non c’è stata furto”, ha sostenuto. “Quello che ho detto è che per combattere la corruzione non era necessario chiudere le aziende”.
Mentre Bolsonaro ha sostenuto che durante i governi del PT il paese viveva in una “cleptocrazia”, “in un paese comandato da ladri”, il candidato di centro sinistra ha replicato che il Brasile non vuole essere governato da qualcuno che ha comprato “51 immobili con contanti”, “derivati” da funzionari del suo gabinetto.
Entrambi i contendenti si sono accusati di “essere amici di criminali”. Bolsonaro ha affermato che ‘Lula’ era “circondato di trafficanti” in un raduno tenutosi la settimana scorsa in una favela di Rio de Janeiro, mentre lo ha accusato di “avere un patto” con il trafficante di droga Carlos ‘Marcola’ Camacho, che è attualmente in prigione. “Bolsonaro sa che chi protegge il crimine organizzato non sono io. Chi ha una relazione con i miliziani non sono io. E sa quale è il crimine organizzato che ha a che fare con la morte di Marielle”, ha detto Lula ricordando l’assassinio dell’attivista Marielle Franco, che aveva combattuto le azioni delle “milizie” ed è stata uccisa con quattro colpi alla testa nel marzo 2018.
Da parte sua, l’ex presidente lo ha rimproverato di associare la criminalità alla povertà e ha ricordato le relazioni dell’ex militare con le “milizie”, come sono conosciute le mafie formate da poliziotti in servizio e in pensione che controllano diverse favelas di Rio de Janeiro.
Nella parte finale del dibattito, Bolsonaro ha ricordato la relazione di Lula con i presidenti latinoamericani come il nicaraguense Daniel Ortega, il venezuelano Nicolás Maduro, il colombiano Gustavo Petro e l’argentino Alberto Fernández. Soffermandosi sulle critiche ad Ortega per l’arresto di sacerdoti, il nono è stato arrestato giusto ieri, la chiusura delle chiese e dei media.L’ex sindacalista ha detto spetta ai nicaraguensi risolvere la situazione politica del Nicaragua, ma non ha risparmiato un messaggio per Daniel Ortega. “Se qualcuno pensa di essere essenziale, sta nascendo un dittatore. Ma se Ortega si sbaglia, che il popolo nicaraguense lo punisca. Se Maduro si sbaglia, che il popolo venezuelano lo punisca”, ha detto Lula.
Gli insulti hanno caratterizzato il dibattito. Lula ha chiamato Bolsonaro “piccolo dittatore”, “bugiardo” e “faccia di tolla”, mentre l’attuale capo di stato ha detto che il suo predecessore è “una vergogna nazionale” e un “ladro”. Secondo i commentatori politici brasiliani il confronto si è concluso con un sostanziale pareggio con un leggero vantaggio a favore di Lula.