La campagna per le presidenziali brasiliane è iniziata ufficialmente martedì scorso con due atti simbolici da parte dei due principali candidati. Il presidente in carica Jair Bolsonaro ha partecipato ad una manifestazione a Juiz de Fora, nel Minas Gerais, dove nel 2018 era stato accoltellato da un demente. Dal conto suo Lula è andato in una fabbrica Volkswagen a Sao Bernardo do Campo, nello stato di San Paolo, dove aveva mosso i primi passi come leader sindacale.
È dell’Istituto Datafolha il primo sondaggio pubblicato giovedì 18 agosto sulle intenzioni di voto alle prossime elezioni presidenziali brasiliane dall’inizio ufficiale della campagna elettorale. Secondo l’indagine, Luiz Inácio Lula da Silva del Partito dei Lavoratori (PT) mantiene il 47 per cento dell’intenzione di voto, un risultato invariato rispetto alle due precedenti rilevazioni.
Se l’ex presidente si conferma pertanto come il favorito sull’attuale presidente, Jair Bolsonaro ha migliorato la sua intenzione di voto di tre punti percentuali, e passa dal 29 per cento che aveva un mese fa al 32 per cento, riducendo così il vantaggio di Lula da 18 a 15 punti.
Secondo Datafolha, c’è la possibilità che l’ex presidente vinca le elezioni al primo turno il 2 ottobre con un piccolo margine del 51 per cento, mentre Bolsonaro otterrebbe il 35 per cento dei voti validi. Se invece si andasse al secondo turno il 30 ottobre, Lula avrebbe la meglio con il 54 per cento delle preferenze contro il 37 per cento di Bolsonaro, mentre la rilevazione dello scorso luglio dava i due rispettivamente al 55 e al 35 per cento in un eventuale ballottaggio.
Anche l’ultimo sondaggio pubblicato conferma una situazione di estrema polarizzazione tra i due contendenti, dove le considerazioni da fare sono che mentre Bolsonaro è riuscito a ridurre lo svantaggio rispetto a Lula, in terza posizione si conferma Ciro Gomes con il 7 per cento, l’unico che si stacca da un gruppo di candidati dati attorno al 2 per cento. Tenuto conto che lo scorso maggio Lula sopravanzava di 21 punti il presidente in carica, e che a luglio il suo vantaggio si era ridotto a 18 punti, pare confermata la tendenza da parte di Bolsonaro a ridurre le distanze dal suo avversario.
È un fenomeno che di certo si spiega con il fatto che Bolsonaro ha introdotto da questo mese gli aumenti degli aiuti sociali da 400 a 600 reais del suo programma Auxilio Brasil, con il quale aveva sostituito Bolsa Familia di Lula, grazie al quale l’ex presidente aveva fatto pervenire il sostegno del governo a più di venti milioni di famiglie povere.
Il recente aumento di 10 dollari al mese a beneficio dell’area della povertà, per quanto temporalmente limitata alla fine dell’anno, il sostegno a categorie vicine a Bolsonaro, come quelle dei camionisti privati, l’abbassamento delle tasse sui combustibili con l’effetto di ridurre i prezzi che sono aumentati pesantemente e ben al di sopra dell’inflazione – 10,07 per cento in dodici mesi fino a luglio – sembrano aver dato i loro frutti in termini di intenzione di voto. Per quanto tali iniziative da parte del presidente in carica, nemico giurato di ogni politica di spesa pubblica, siano state criticate come provvedimenti elettoralistici e potenziale danno alle casse dello Stato.
Le poche settimane che mancano al primo turno vedranno scontrarsi due opposte visioni del Paese. Con Bolsonaro, spalleggiato dalle chiese evangeliche di cui la moglie Michelle è fervente adepta, che agiterà lo spettro del comunismo, accusando il sistema del voto elettronico di possibili brogli a favore della sinistra. Quando, grazie a quel sistema, sono stati eletti lui e tre dei suoi cinque figli. L’intento è quello di mobilitare i suoi sostenitori in una lotta tra il bene e il male. Spesso le sue accuse, del resto mai provate, si spingono fino a destabilizzare le stesse istituzioni democratiche, invocando l’intervento dei militari.
Michelle Bolsonaro ha dichiarato che il Palácio do Planalto, sede della presidenza a Brasilia, era consacrato ai demoni mentre ora è consacrato al Signore Gesù. Sabato scorso Michelle è stata acclamata dalla folla che ha accompagnato la Marcia per Gesù. Ha inviato baci e interagito con il pubblico che l’ha applaudita intensamente. Ha aperto platealmente agli evangelici, un segmento che sostiene pienamente Bolsonaro, con cui politica e religione possono mescolarsi. “Lo stato è laico, ma io sono cristiano. E portiamo il nome di Dio al governo”. I contenuti evangelici nel discorso della first lady sono una conferma che si sta combattendo una battaglia spirituale che precede la disputa politica.
Dal canto suo Lula sceglierà di continuare sul tema della nostalgia dei suoi governi passati, dipinti come un’età dell’oro in cui milioni di brasiliani che vivevano nella miseria erano finalmente usciti dalla povertà in cui la pessima gestione di Bolsonaro li ha recentemente riprecipitati. Data la composizione dell’eterogeneo schieramento che sostiene l’ex sindacalista, che da settori di destra antibolsonarista si spinge fino alla sinistra estrema, i temi della nostalgia andranno a fondersi con la messa in guardia contro il pericolo che Bolsonaro rappresenta per la democrazia brasiliana. Su che tipo di governo si vorrà dare al Brasile e quali riforme sono imprescindibili per il dopo Bolsonaro, al momento meglio glissare.