Si è aperta a Brasilia la XV Conferenza dei Ministri della Difesa delle Americhe (CMDA) che ogni due anni riunisce i ministri di trentaquattro nazioni della regione per scambiare idee ed esperienze in materia di difesa e sicurezza. La XV conferenza si concluderà giovedì con una dichiarazione congiunta che riassumerà le conclusioni delle discussioni e degli impegni presi durante il meeting.
All’incontro è presente il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin. Il suo intervento era molto atteso dopo che pochi giorni fa il presidente brasiliano Jair Bolsonaro aveva lanciato la sua candidatura per la rielezione con attacchi alla Corte Suprema Federale e alla giustizia elettorale, e aveva nuovamente messo in dubbio l’affidabilità del sistema di voto elettronico brasiliano davanti agli ambasciatori di vari Paesi.
Più volte e senza portare prove, Bolsonaro ha affermato che erano viziate da frode le elezioni del 2014 vinte da Dilma Rousseff e le elezioni del 2018, in cui sostiene di aver vinto al primo turno. Presentando ufficialmente la sua candidatura domenica scorsa, il presidente brasiliano ha invitato i suoi seguaci a “scendere in piazza per l’ultima volta” il 7 settembre, giorno dell’indipendenza, a un anno di distanza dalle manifestazioni a sostegno del governo segnate da slogan antidemocratici.
In vista delle elezioni che avranno luogo il 2 ottobre l’appello alla piazza suona come intimidazione nei confronti dei giudici della Corte Suprema Federale che fanno anche parte del Tribunale Elettorale Supremo, accusati di non dare ascolto alla voce del popolo e al centro degli attacchi di Bolsonaro e dei suoi sostenitori.
Una strategia finalizzata a non riconoscere un’eventuale sconfitta e a influenzare il processo elettorale dato che in tutti i sondaggi Lula da Silva, il suo avversario di centro sinistra, appare saldamente in testa. “Ho tre alternative nel mio futuro: essere arrestato, ucciso o la vittoria”, ha dichiarato in passato il presidente di estrema destra parlando ad esponenti della comunità evangelica. Ammiratore di Donald Trump, recentemente ha cercato di mettere in guardia, in verità con poco successo, l’Amministrazione Biden su una minaccia comunista in caso vincesse Lula.
Le sue affermazioni hanno suscitato il timore che voglia percorrere strade sulla falsariga di quanto è accaduto in Campidoglio o, peggio, che si stia preparando un intervento da parte delle forze armate.
Nel suo intervento il Segretario alla Difesa Austin ha detto che l’America è unita dalla “devozione alla democrazia” e ha ribadito che “la deterrenza credibile richiede forze militari e di sicurezza” sotto “un fermo controllo civile”. Citando Joe Biden, Austin ha detto che “la democrazia è il segno distintivo delle Americhe. E crediamo che l’intero emisfero occidentale possa essere sicuro, prospero e democratico. (..) Siamo uniti dal nostro impegno per lo stato di diritto e dalla nostra devozione alla democrazia”.
Pur senza mai citare quanto sta avvenendo in Brasile, l’intervento del Segretario alla Difesa è suonato come una netta presa di posizione contro ogni idea di intromissione da parte delle forze armate brasiliane nel processo elettorale, mentre l’ambasciata degli Stati Uniti martedì scorso aveva dichiarato che le elezioni brasiliane “servono da modello per il mondo”.
Nonostante i ripetuti attacchi da parte di Jair Bolsonaro e la minaccia di ricorrere alla piazza e di invocare l’intervento dell’esercito contro un risultato a lui sfavorevole, il ministro della Difesa brasiliano Paulo Sérgio Nogueira, ha assicurato che il suo Paese rispetta la “Carta dell’Organizzazione degli Stati Americani” e la “Carta democratica (inter)americana e i suoi valori, principi e meccanismi”. Un documento che vincola i governi all’obbligo di difendere la democrazia.