‭+39 348 1509472‬ claudio@madricardo.it

Mancano due mesi e mezzo al 2 ottobre, giorno in cui il Brasile andrà alle urne per scegliere tra il presidente in carica Jair Bolsonaro e Luiz Inácio Lula da Silva, mentre il paese vive nel clima di uno scontro che il leader di estrema destra  dipinge come duello tra “bene contro male” e come “amore contro odio”. Sabato scorso, un militante del Partito dei Lavoratori di Lula da Silva è stato assassinato durante la sua festa di compleanno a Foz do Iguaçu da un sostenitore del presidente Jair Bolsonaro. Lo stesso Lula ha dovuto recentemente indossare un giubbotto antiproiettile. Un fatto alla cui origine sta l’atmosfera di profonda radicalizzazione in cui sta scivolando il paese e che preoccupa il quartier generale del presidente in carica, dato che l’accaduto indebolisce il discorso a favore delle armi e rafforza l’immagine bellicosa di Bolsonaro rendendogli difficile ottenere voti dagli indecisi.

Secondo i sondaggi demoscopici, Lula mantiene un ampio vantaggio sul presidente Jair Bolsonaro e potrebbe persino vincere le elezioni al primo turno. L’ultima rilevazione di Datafolha dà al candidato progressista il 47% delle intenzioni di voto, rispetto al 28% di Bolsonaro.

Ciononostante, l’ampio vantaggio di Lula si riduce a San Paolo, sede di 35 dei 156,4 milioni di elettori brasiliani – secondo l’Alto Tribunale Elettorale “il maggior numero di elettori registrati nella storia” – e un sondaggio pubblicato giovedì dalla società Genial/Quaest prevede persino un pareggio tecnico tra i due nella regione più ricca del paese. Per queste ragioni i due contendenti stanno concentrando i loro sforzi per convincere gli elettori indecisi dell’area paulista.

Bolsonaro ha spesso attaccato il sistema del voto elettronico in vigore in Brasile e l’Alto Tribunale Elettorale denunciando possibili brogli e incitando i suoi sostenitori a difendere con le armi quella che nella sua narrazione, condotta sulla falsariga di Donald Trump, potrebbe essere vista come vittoria negata.

A dare manforte alle tesi di Bolsonaro è intervenuto ieri il figlio Eduardo, deputato al parlamento brasiliano in cerca di rielezione, che ha parlato di nuovo di un possibile risultato sfavorevole nelle elezioni generali. “Non accetterò elezioni truccate. Le accetteresti?” ha detto durante un’intervista su un podcast. Inoltre, il figlio del presidente Jair Bolsonaro non ha escluso un tentativo di colpo di stato se il risultato sarà sfavorevole per suo padre.

In vista delle elezioni brasiliane e di possibili interventi da parte dell’esercito del paese sul regolare svolgimento della consultazione, lo scorso 7 luglio i membri del Congresso degli Stati Uniti hanno introdotto un emendamento nel bilancio annuale della difesa che esorta il governo a indagare se le forze armate brasiliane interferiranno nelle elezioni presidenziali brasiliane.

L’emendamento 893 prevede che entro trenta giorni dalla promulgazione della legge, il Segretario di Stato deve presentare al Congresso un rapporto su tutte le azioni svolte dalle forze armate brasiliane in relazione alle elezioni presidenziali del paese, dandogli mandato di indagare sul loro operato in relazione alla possibile interferenza nel conteggio dei voti, alla manipolazione per cercare di invertire il risultato e alla partecipazione a campagne di disinformazione per mettere in discussione il sistema elettorale e i risultati attraverso proteste, social network o altri media.

Se l’indagine rilevasse comportamenti scorretti da parte delle forze armate, il Brasile potrebbe essere escluso dall’assistenza da parte degli Stati Uniti prevista per quei paesi in cui vi è un colpo di stato o attacchi militari alla democrazia. E potrebbe perdere il suo status di alleato extra della NATO, riconoscimento ottenuto nel 2019 grazie all’amministrazione dell’allora presidente Donald Trump.