Ieri migliaia di manifestanti hanno riempito l’Avenida 9 de Mayo a Buenos Aires alzando cartelli con i quali chiedevano il rifiuto degli accordi con il Fondo monetario internazionale e che il denaro che finanzia il debito estero sia utilizzato per alleviare i settori più vulnerabili del paese.
La manifestazione è stata convocata contro la povertà e la disoccupazione per chiedere che il governo di Alberto Fernández aumenti gli aiuti di Stato ai settori più poveri per affrontare l’inflazione, che durante il primo semestre dell’anno ha raggiunto i dati previsti per tutto il 2022.
Tra gli obiettivi anche un bonus di circa 148 dollari a persona per contrastare gli effetti dell’inflazione e l’estensione dei programmi di lavoro previsti dallo Stato per i cittadini che vivono in povertà, in un paese dove il 50% della popolazione è al di sotto della soglia di povertà e le percentuali di miseria sono in aumento, e i lavoratori dipendenti si recano nelle mense popolari per mangiare perché non riescono a sbarcare il lunario.
Lo scorso marzo, il governo ha concluso un accordo con il FMI per riprogrammare i circa 44 miliardi di dollari di debito che il paese ha contratto con il Fondo, e i cittadini temono che la stretta promessa all’organizzazione internazionale sarà applicata nei prossimi giorni.
Sempre ieri, l’Istituto Nazionale di Statistica dell’Argentina ha riferito che l’inflazione prevista per tutto il 2022 è stata raggiunta in questa prima metà dell’anno, con un cumulativo del 36,2% e del 64% da giugno 2021 a giugno di quest’anno.Tra i settori più colpiti dall’aumento dei prezzi ci sono l’alloggio, la salute, l’acqua, il cibo, l’elettricità e altri combustibili a causa dell’aumento delle tariffe per i servizi di base.
Il rapporto afferma inoltre che a maggio 2022 la spesa di base per una famiglia di quattro persone si avvicinava a 813 dollari, mentre il salario minimo è di 317 dollari, la disoccupazione raggiunge il 7% e la povertà copre il 37% della popolazione. Secondo i calcoli dell’istituto, se l’avanzata dell’inflazione continua allo stesso ritmo, entro dicembre di quest’anno l’aumento sarà vicino all’80% e diventerebbe il più alto dal 1991. Sempre ieri, il tasso di cambio ufficiale col dollaro era di 135 pesos, ma sul mercato nero la divisa americana era quotata a 290 pesos.
Il governo argentino ha cambiato recentemente il ministro dell’Economia con Silvina Batakis, fatto che ha segnato la ricomposizione della frattura politica tra il presidente Alberto Fernández e la sua vice Cristina Fernández de Kirchner, contraria agli accordi negoziati con il Fondo Monetario Internazionale dal precedente ministro Martin Guzman in carica dal dicembre del 2019. Oggetto di critiche da parte di Cristina che rappresenta l’ala più di sinistra della coalizione peronista che governa l’Argentina.
Guzman, vicino al Premio Nobel Joseph Stiglitz era riuscito a ristrutturare il debito estero per oltre una sessantina di miliardi di dollari nel 2020 e a trovare un accordo con il FMI per rinegoziare i 44 miliardi di prestiti ricevuti tra il 2018 e il 2019 dal precedente governo di destra di Mauricio Macri.
L’ala che fa riferimento a Cristina Kirchner lo accusava di avere accettato condizioni capestro dal FMI e gli rimproverava una politica fiscale troppo restrittiva preferendo una maggiore spesa pubblica.
Nonostante il recente cambio alla testa del ministero dell’Economia, diversi settori assicurano che le risposte fornite dall’esecutivo non sono sufficienti, e le manifestazioni sono aumentate da mercoledì scorso, quando il settore agricolo ha effettuato uno sciopero di ventiquattro ore.