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Dopo aver votato nel 2020  a stragrande maggioranza di dotarsi di una nuova Costituzione e aver eletto nel 2021 la Convenzione composta da 155 membri sulla base della parità di genere, primo Paese al mondo, il Cile deciderà il prossimo 4 settembre se approvare o respingere la proposta di Magna Carta presentata ieri ufficialmente al presidente Gabriel Boric.

Se il nuovo testo sarà approvato, i cileni disporranno di una Costituzione che ribalta quella voluta da Augusto Pinochet nel 1980, che, seppur rimaneggiata anche dai governi di centro sinistra di Lagos e Bachelet, rimane un testo che delega al privato tutta una serie di materie che ora diventano competenza dello Stato. Innanzitutto la nuova Costituzione trasforma il Cile in uno Stato paritario dove alle donne è destinato il 50% dei posti in tutti gli organi statali garantendo misure atte a raggiungere uguaglianza e parità sostanziali tra i due sessi.

Se nel vecchio testo i popoli originari non erano nemmeno menzionati, ora il Cile si trasforma in uno Stato plurinazionale e interculturale e riconosce gli undici popoli e nazioni Mapuche, Aymara, Rapa Nui, Lickanantay, Quechua, Colla, Diaguita, Chango, Kawashkar, Yaghan, Selk’nam. Vengono inoltre riconosciute Autonomie Regionali Indigene con autonomia politica, specificando che il loro esercizio non consente la secessione o atti contro il carattere  “unico e indivisibile” dello Stato del Cile. Stabilisce che, all’interno delle entità territoriali che compongono lo Stato cileno, le popolazioni e le nazioni indigene devono essere consultate e concedere il consenso negli aspetti che ledono i loro diritti. Riconosce gli ordinamenti giuridici dei popoli indigeni, specificando che devono rispettare la Costituzione e i trattati internazionali, e che qualsiasi impugnazione alle loro decisioni sarà risolta dalla Corte Suprema.

La Costituzione del 1980  tutelava “la vita del nascituro”, anche se ciò non ha impedito nel 2017 la depenalizzazione dell’aborto in caso di violenza, pericolo di vita del feto o della gestante. Ora il nuovo testo riconosce l’esercizio libero, autonomo e non discriminatorio dei diritti sessuali e riproduttivi e afferma che lo Stato deve garantire le condizioni per la gravidanza, il parto e la maternità volontari e protetti e per un’interruzione volontaria della gravidanza.

Il nuovo documento costituzionale descrive il Cile come uno “Stato di diritto sociale e democratico” che deve fornire beni e servizi per garantire i diritti delle persone, mentre il vecchio testo dispensava lo Stato dall’intervenire delegando settori importanti come la salute, l’educazione, le pensioni, il lavoro e la questione abitativa al privato. Ora questa impostazione viene rovesciata modificando radicalmente il modello politico, rispondendo in tal modo alle richieste emerse dalla rivolta sociale scoppiata il 18 ottobre 2019. Il nuovo testo propone un sistema pubblico di sicurezza sociale, finanziato con reddito nazionale e contributi obbligatori. Per quanto riguarda la salute, si propone di creare un sistema sanitario nazionale che riceverà tutti i contributi sanitari obbligatori, lasciando aperta la possibilità di stipulare un’assicurazione privata extra. Viene introdotto il diritto a un alloggio dignitoso, il riconoscimento del lavoro domestico e la creazione di un sistema di assistenza integrale universale e solidale.

Per un tema sentito come quello dell’acqua, in un Paese soggetto a crisi idriche con intere zone rifornite da autobotti e dove l’acqua è in buona parte proprietà del privato, il nuovo testo sancisce che l’acqua è un bene che non può essere oggetto di appropriazione e introduce un “diritto umano all’acqua”, a cui dà la priorità rispetto agli altri suoi usi, e crea un’Agenzia nazionale per l’acqua per il suo uso sostenibile.

Infine gli effetti sulla politica. Per quanto riguarda il presidente si abbassa da 35 a 30 anni l’età in cui si può essere eletti, la durata della carica rimane di quattro anni, ma la rielezione consecutiva è autorizzata per una volta. Rimane la Camera dei deputati composta di 155 membri eletti sulla base della parità di genere, viene abolito il Senato, al cui posto viene introdotta una Camera delle Regioni. Si introduce di fatto un sistema con poteri molto asimmetrici, proprio dei sistemi semipresidenziali o semi parlamentari, e si ammettono le iniziative popolari di legge, consentendo forme di democrazia diretta.  

Se il 4 settembre i cileni approveranno il nuovo testo cambieranno l’aspetto del loro Paese. Se invece la nuova Costituzione fosse respinta, rimarrebbe in vigore il vecchio testo contraddicendo la volontà di cambiamento espresso dall’80% dei votanti. Anche se è prevedibile che in questo caso sarà comunque avviato un processo che modifichi il testo di Pinochet riconoscendo alcune istanze espresse dalla rivolta sociale esplosa tre anni fa.