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Gabriel Boric ha presentato un progetto di riforma fiscale che introduce una tassa sul patrimonio per le persone con un fortune superiori a cinque milioni di dollari e aumenta le royalties per l’attività mineraria, nello sforzo teso a migliorare i diritti sociali dei cileni riguardo la salute, il sistema pensionistico e il social housing.

Il disegno di legge prevede un aumento delle royalties per la produzione di rame per le aziende che producono più di 50.000 tonnellate all’anno corrisponde all’obiettivo di una riforma fiscale che consenta al Paese di avanzare verso una maggiore equità, verso una maggiore uguaglianza e coesione sociale, facendo dell’evasione fiscale e della disuguaglianza le sfide dell’economia cilena alle prese anche con una inflazione che ha raggiunto il tasso dell’11,5% annuo.

Secondo i dati che si riferiscono al 2020, il Cile ha raccolto il 29,3% del suo PIL attraverso le tasse, un’aliquota bassa rispetto alla media della regione, che si attesta al 33,5%. Con il disegno di legge si stima che solo il 3% della popolazione dovrà pagare una nuova tassa.

Il ministro delle Finanze, Mario Marcel ha affermato che con le nuove misure si prevede che entro il 2023 la riscossione delle tasse in Cile aumenterà dello 0,6% del PIL, fino al 4,1% nel 2025. Così, il Paese riuscirebbe a raggiungere la media dei paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), di cui il Paese fa parte dal 2010.

Nonostante il Cile sia uno dei paesi con il reddito pro capite più alto dell’America Latina, è uno degli Stati più diseguali e con la minore capacità redistributiva dei paesi OCSE. Stando ai dati della Banca Mondiale, oltre il 30% della popolazione cilena è economicamente vulnerabile. Da qui la proposta di riforma tributaria necessaria ad ottenere la “vera trasformazione” promessa da Boric in campagna elettorale il cui gradimento è calato nelle ultime settimane al 34%.

Nel contempo la Convenzione costituzionale ha completato la stesura della nuova Costituzione e Boric dovrà indire il plebiscito per il 4 settembre quando i cileni saranno chiamati a decidere se vogliono una nuova carta fondamentale oppure mantenere quella voluta da Augusto Pinochet nel 1980.

Il nuovo testo introduce significativi cambiamenti nei diritti alla salute, all’istruzione, a un alloggio dignitoso, include costituzionalmente il diritto all’aborto, e propone un nuovo ordinamento del sistema politico e giudiziario, in cui il potere sarà distribuito a livello regionale, riconoscendo l’autonomia delle comunità indigene e la parità di genere nei settori pubblico e privato.