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Il trentaseienne Diubis Laurencio Tejeda è la prima vittima delle manifestazioni scoppiate un po’ ovunque a Cuba domenica scorsa. La notizia viene dalla stessa Agencia Cubana de Noticias che precisa che il fatto è accaduto nel quartiere di Güinera, alla periferia dell’Avana, lunedì scorso durante una manifestazione.
 
Secondo Human Rights Watch (HRW) i manifestanti arrestati dalle autorità cubane supera i 150, mentre di molti non si conosce il luogo dove sono stati portati. Si registrano anche casi di violazione della libertà di informazione, con l’aggressione subita dal fotoreporter dell’Associated Press Ramón Espinosa, e l’arresto della corrispondente della spagnola ABC Camila Acosta. Oltre ad altri otto casi di operatori dell’informazione che avrebbero subito aggressioni o sarebbero stati arrestati.
 
Il governo cerca di mantenere il controllo delle strade della capitale facendole presidiare dalle forze di sicurezza e da gruppi di sostenitori chiamati dall’appello televisivo di Miguel Díaz-Canel domenica scorsa. Internet rimane bloccato quale misura per contrastare l’organizzazione di nuove proteste.
Ieri hanno fatto sentire la loro voce anche i vescovi cubani con un appello pubblicato sul sito della Conferenza Episcopale, con il quale hanno chiesto “comprensione” tra governo e manifestanti al fine di evitare lo scontro e la violenza. Nel loro intervento i vescovi hanno ricordato l’insegnamento di Papa Francesco secondo il quale “le crisi non si superano con lo scontro ma con la comprensione”.
 
I vescovi cubani vedono la situazione aggravarsi e che “si cammina verso una rigidità e un indurimento delle posizioni che potrebbero causare risposte negative, con conseguenze imprevedibili che sarebbero dannose per tutti”.