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Donald Trump “non è stato eletto per essere l’imperatore del mondo”, ha affermato ieri Luiz Inácio Lula da Silva, che nel suo paese fino a qualche giorno fa era precipitato ai livelli più bassi di approvazione dei suoi tre mandati presidenziali. Con le elezioni del 2026 che si avvicinano, la minaccia di Trump di imporre tariffe del 50% al Brasile allo scopo di salvare Jair Bolsonaro dalla galera per il suo tentativo di colpo di stato, ha involontariamente fornito un grosso aiuto al presidente brasiliano che ha visto risalire il suo gradimento presso gli elettori.

Il comportamento dell’energumeno Donald Trump nei confronti degli affari interni di un altro paese non è una novità. The Donald era già entrato a gamba tesa nelle elezioni canadesi e di alcuni paesi europei, con il fine di sostenere candidati di destra o di estrema destra. Ma l’esercizio muscolare dell’idiota di Washington ha ottenuto il risultato contrario a quello che si proponeva, facendo, per esempio, vincere Mark Carney in Canada, e non il candidato di destra da lui preferito.

Nel fatto specifico del Brasile, con i livelli di gradimento di cui gode l’attuale governo, una ricandidatura per un quarto mandato di Lula si andava facendo sempre più lontana. Secondo un sondaggio dell’Istituto Datafolha, all’inizio di giugno il 40% degli intervistati considerava il suo governo cattivo o terribile, contro il 28% che lo sosteneva e il 31% che lo considerava accettabile. Mentre, a fine giugno, Lula provocava vergogna nel 56% dei brasiliani, rispetto al 40% che verso di lui affermavano di sentire orgoglio. Una sorte condivisa dal Senato brasiliano e dalla Corte federale.

Nel decidere l’imposizione di dazi del 50% alle merci brasiliane, lo scorso 9 luglio, Trump aveva chiarito che si trattava di una rappresaglia per il trattamento riservato all’ex presidente Jair Bolsonaro, che The Donald considera vittima di una “caccia alle streghe”. Ma, anziché intimorirsi, Lula ha risposto che “il Brasile va rispettato”, aggiungendo che imporrà un dazio reciproco del 50% sulle esportazioni statunitensi.

La decisa reazione di Lula ha avuto l’effetto di migliorare il suo gradimento nel paese. Genial/Quaest ha pubblicato giovedì 17 luglio un sondaggio in cui mostra che Lula rimonta su Jair Bolsonaro e gli altri candidati di destra in un eventuale ballottaggio nel 2026. La rilevazione, condotta dopo l’annuncio delle tariffe di Trump, indica che Lula vincerebbe su tutti i suoi avversari, avendo ottenuto il 41% delle intenzioni di voto, rispetto al 37% ottenuto dal governatore di San Paolo, Tarcísio de Freitas, del partito repubblicano. Un possibile candidato della destra se Bolsonaro lo accettasse. Precedentemente, Freitas e Lula erano dati in pareggio tecnico col 41%.

Nei confronti di Jair Bolsanaro, che non ha smesso di sperare di poter candidarsi nonostante sia escluso dalla corsa da una sentenza del tribunale, Lula ha il 43% dell’intenzione di voto, contro il 37% del suo avversario. A maggio, i due erano alla pari con il 41%. Mentre contro l’ex first lady Michelle Bolsonaro, che potrebbe essere eventualmente candidata, Lula ha il 43% contro il 36%. Sta di fatto che, sempre secondo il citato sondaggio, la percentuale di brasiliani che vorrebbe la rielezione di Lula è aumentata dal 32% al 38%, anche se il 58% continua ad essere contrario alla sua rielezione, cifra che è diminuita rispetto al 66% che si opponeva un mese e mezzo fa. Infine, il rifiuto di Lula è sceso dal 57% al 53%, mentre il tasso di approvazione è aumentato di tre punti, al 43%.

Il confronto con Trump ha, alla fine, aiutato il governo brasiliano, e il saldo negativo, che era di 17 punti, si è ridotto a 10. Il 53% sostiene la risposta di Lula, ed è convinto che il Brasile dovrebbe rispondere con misure reciproche alle tariffe imposte dagli Stati Uniti. Mentre anche tra coloro che criticano il governo, la minaccia di Trump è letta come un attacco alla sovranità nazionale.

Lula ha ribadito che intende negoziare, ma ha chiarito che “non sarà un gringo a dare ordini” al suo paese. “Sono certo che il presidente degli Stati Uniti non ha mai negoziato il 10% di quello che ho negoziato io nella mia vita”, ha affermato il brasiliano, aggiungendo che Trump “sembra che non sapesse nemmeno che gli Stati Uniti hanno un surplus” nelle loro relazioni commerciali con il Brasile da quindici anni. E ha criticato il fatto che il presidente degli Stati Uniti voglia negoziare solo sulla base del proscioglimento di Bolsonaro dalle sue accuse, sostenute da una magistratura che, come Lula ha ricordato precedentemente, gode di totale autonomia in Brasile. Il presidente brasiliano ha concluso annunciando che il suo governo procederà con la regolamentazione e la tassazione delle aziende tecnologiche statunitensi, sostenendo che promuovono la violenza e le notizie false in nome della libertà di espressione.