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La magistratura argentina ha chiesto una condanna a dodici anni di carcere per la vicepresidente Cristina Fernández de Kirchner. L’accusa che le viene mossa riguarda irregolarità nell’aggiudicazione di lavori pubblici avvenute durante il suo mandato come presidente tra il 2007 e il 2015. Tra le richieste del procuratore Diego Luciani, anche l’interdizione perpetua a ricoprire cariche pubbliche.

È dal 2019 che Cristina è sottoposta a un processo per presunti crimini di associazione illecita e amministrazione irregolare di denaro pubblico, e lunedì scorso il procuratore ha chiesto al tribunale la condanna ad una pena di dodici anni di carcere assieme ad altri imputati a lei politicamente affini.

La corruzione si sarebbe verificata nella concessione di cinquantuno lavori pubblici a un uomo d’affari legato all’ex presidente della regione di Santa Cruz, la sua culla politica, e sarebbe avvenuta durante i governi di Néstor Kirchner (2003-2007) e della stessa Fernández (2007-2015).

Secondo il procuratore Luciani, “ci sono state irregolarità sistematiche in cinquantuno gare d’appalto in dodici anni. Il quadro probatorio dimostra in modo convincente le manovre illecite. Non è credibile che Cristina Fernández de Kirchner non si sia resa conto di nulla nella solitudine del suo ufficio”.

Il governo parla di “persecuzione giudiziaria”, mentre il presidente ha voluto esprimere via Twitter il suo “più profondo affetto e solidarietà” nei confronti della sua vice, in un momento in cui il Paese vive una situazione di polarizzazione politica e si appresta ad avviarsi al processo elettorale del prossimo anno. Come già Alberto  Fernández, anche raggruppamenti del peronismo di centrosinistra hanno giudicato la richiesta del procuratore una persecuzione politica.

Domenica, era stata pubblicata una lettera sottoscritta da oltre mezzo migliaio di sindaci a sostegno della Kirchner, nella quale Cristina viene considerata una “vittima della persecuzione giudiziaria”. Anche i deputati del Frente de Todos, lo schieramento che esprime il governo,  e altri esponenti politici e culturali hanno rilasciato dichiarazioni in solidarietà. La stessa leader delle Madres de Plaza de Mayo Hebe de Bonafini ha chiamato gli argentini alla mobilitazione. Infatti, dopo l’annuncio del procuratore Luciani,  gruppi a sostegno e contro Fernández de Kirchner hanno manifestato nei pressi della sua residenza nel quartiere di Ricoleta a Buenos Aires.

I manifestanti, appartenenti alle file dei sostenitori e dei detrattori dell’attuale vicepresidente, si sono quasi scontrati richiedendo l’intervento della polizia, mentre via Twitter, Cristina Fernández ha accusato le forze dell’ordine di Buenos Aires di non permettere ai suoi seguaci di esprimersi liberamente. Anche se venisse condannata in un processo che si prevede terminerà a fine anno, la sentenza deve essere ratificata dalla Corte Suprema di Giustizia. Visti i tempi, Cristina de Kirchner rimarrebbe in libertà e potrebbe essere candidata alle elezioni presidenziali e legislative del 2023.

Cristina ha contrattaccato questo martedì con un duro discorso di difesa in cui ha denunciato quella che considera una persecuzione giudiziaria per metterla fuori legge dalla politica.

“Niente, assolutamente nulla di ciò che hanno detto è stato dimostrato”, ha detto Fernández in una difesa di oltre due ore trasmesse sui social network dal suo ufficio nella presidenza del Senato.

Mentre parlava in un’atmosfera di forte polarizzazione, centinaia di seguaci della sua corrente di peronismo di sinistra hanno dimostrato il loro sostegno davanti alla sua casa dove sostano da lunedì sera.